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Gli interventi di sabato 25 marzo al Congresso nazionale Uisp

Sabato 25 marzo sono intervenuti molti ospiti al Congresso nazionale Uisp, di seguito vi proponiamo una breve sintesi dei loro interventi.

Licio Palazzini, presidente Arci servizio civile: "Sul servizio civile c'è un decreto legislativo con trappole e opportunità. Dobbiamo schivare le trappole e usufruire delle opportunità. La costruzione del servizio civile ha una sfida educativa, accogliere giovani di ogni genere, e sarà una sfida severa. Sarà anche una sfida politica, in cui trovare un equilibrio tra pubbliche amministrazioni e terzo settore nell'accesso al contingente di giovani che ogni anno saranno assegnati".

Il deputato Filippo Fossati: "Noi siamo al servizio delle persone attraverso lo sport, vogliamo farle stare meglio. E vogliamo riproporre le finalità dell'uguaglianza, dello sport popolare. Rimettere al centro l'uguaglianza perché con la globalizzazione l'abbiamo dimenticata. L'Italia è il paese in cui negli ultimi anni le disuguaglianze sono cresciute di più, quindi dobbiamo intervenire sul nodo della formazione della ricchezza. Oggi quello che si fa non è quello che serve al mondo, alle persone. Ormai il lavoro è diventato un luogo in cui i diritti non esistono. E c'è anche chi vuole impadronirsi dello sport, chi vuole brevettare lo sport. Noi dobbiamo avere una reazione in un mondo che sta ribollendo di iniziative, in cui nasce uno sport a un giorno, in cui è sempre possibile cambiare disciplina. Le istituzioni hanno paura di questo nuovo sport, che si basa sulla competizione ma che non vuole andare alle Olimpiadi, ha come interesse quello dello stare meglio". Durissime le parole di Fossati: "L'Italia è uno dei protagonisti mondiali di questa reazione proibizionista che vuole inglobare tutto sotto le federazioni. Intanto la legge sullo sport è ferma, per due motivi: perché non ci sono i soldi, il Governo non ha voluto investire sullo sport di base, ma solo sulle Olimpiadi e sullo sport d'eccellenza, al golf si sono dati 70 milioni, mentre per la legge sullo sport non sono stati trovati 30 milioni. E' ferma perché il nemico è il Coni, perché questa legge diceva che il compito di promozione dello sport è dello stato, delle istituzioni locali e di tutti i soggetti della società civili. Il Coni volle un emendamento in cui il compito veniva affidato solo al Coni. La Repubblica riconosce le società sportive, ecco un nuovo emendamento del Coni: le società riconosciute sono solo quelle nel registro del Coni. Non è più la Repubblica che decide, ma è il Coni. Terzo punto: questa delibera che descrive le discipline sportive dice che soltanto le discipline sportive nel registro sono riconosciute, anche a livello fiscale. E' una cosa gravissima: è il Coni e non lo Stato a decidere chi paga le tasse, non serve a combattere l'evasione fiscale. Chi rimane fuori, non esiste. Non ci deve essere un registro delle attività sportive. La madre delle battaglie sta sullo sport, dobbiamo affermare il principio per cui lo sport è libero, e nessuno può rappresentarlo in via esclusiva. Per questo la Uisp dovrà essere battagliere, difendere le persone e il valore dello sport".

Alessandra Morelli, Unchr-Agenzia Onu per i rifugiati: "Dobbiamo pensare alla crescita della persona a tutto tondo, a 360 gradi. Lo sport deve avere la capacità di far vivere la salute mentale in tutti i suoi aspetti, della bellezza, della compassione, di tutti i valori dello spirito olimpico. Vogliamo creare alleanze strategiche come quella con la Uisp: chi va nei campi profughi ci mette in media venti anni a tornare a casa. Venti anni in cui si vive in un luogo, ecco lo sport può diventare un luogo in cui violenza e bombe non devono trovare spazio, un luogo che è fatto di accoglienza in cui traumi vengono accolti".

Carlo Borgomeo, presidente Fondazione con il Sud: "Ci dobbiamo abituare all'idea che c'è un nuovo paradigma del Welfare, si sta mischiando tutto e si deve mischiare tutto. Al Sud ci sono periferie in cui lo stato non esiste, se non si investe su queste questioni non ci sarà crescita economica. Siamo tutti chiamati a una dimensione di sperimentazione. Dobbiamo cambiare i ruoli, basta con il pubblico che decide tutto e che chiama il terzo settore a dare una mano, a supplire. Questo è finito: il privato sociale, gli utenti e il pubblico lavorano insieme. Facile a dirsi, difficile a farsi: allora si sperimenta, si sperimenta per creare un equilibrio. La Uisp deve continuare a essere una reale forza di cambiamento di questo paese".

Maurizio Mumolo, direttore Forum nazionale terzo settore: "Assistiamo a un aumento drammatico delle differenze sociali. Vengono proposte cure palliative e poco efficaci, nonostante i quattro milioni e mezzi di poveri non c'è stato ancora un necessario cambio di paradigma. Il tema deve essere garantire a tutti parità di accesso alle opportunità, di qualunque esse siano. La politica deve riacquistare la cultura dell'esempio edificante, qualcosa che oggi sembra molto distante. I legami sociali si stanno sfilacciando, il senso di comunità e di coesione sociale stanno venendo meno, come dimostrano i paesaggi lunari delle nostre periferie. La ricostruzione della socialità deve essere portata avanti giorno dopo un giorno attraverso una serie di attività".

E’ intervenuta nel dibattito anche Raffaella Milano, di Save the Children Italia: “Condividiamo con Uisp l’idea che il diritto al gioco non è nella maniera più assoluta un diritto di serie B, e difendere questo diritto si fa ancora più urgente se si pensa che nel nostro Paese lottiamo ancora con fenomeni di povertà assoluta che hanno numeri preoccupanti. In questo mondo del terzo settore vogliamo sottolineare che non è questo il momento delle divisioni, ma che è il momento di unire le energie per lavorare ad un mondo di diritti. Voglio sottolineare due urgenze: dobbiamo rendere le nostre periferie delle vere e proprie comunità educanti e dobbiamo lavorare per un nuovo diritto di cittadinanza per i minori migranti”.

Tra i relatori è intervenuto anche Guido D'Ubaldo del Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti: “Raccontare lo sport sociale per tutti può essere non solo un modo di superare la crisi della carta stampata, ma per fare scelte rivoluzionarie nel raccontare non solo lo sport, ma tutto ciò che lo sport rappresenta e tutto quello che c’è dietro ogni evento sportivo”.

Chiamato al tavolo dei relatori, Mauro Valeri dell’Unar-Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali ha ricordato come “l’aumento delle disuguaglianze, legato ovviamente – ma non solo - all’aumento delle povertà, porta con sé l’aumento delle discriminazioni. Un invito che voglio lanciare in questo congresso è quello di avere i dati dei migranti presenti dentro Uisp, per continuare non solo a costruire politiche di integrazione, ma anche numeri precisi per rivendicarle, farne un tratto distintivo del proprio operato e renderle così più incisive. Non solo promuovere il benessere e la pratica sportiva, ma essere antenne dei fenomeni complessi e mediare conflitti: queste sono le sfide che siamo chiamati ad affrontare insieme, in una società dove razzismo e violenza aumentano”.

Ha fatto seguito un intervento dell’economista Fabrizio Barca , che ha mandato un suo contributo video non potendo essere personalmente presente al congresso: “Uisp è una delle grande organizzazioni di cittadinanza attiva del nostro Paese: promuovere lo sport come momento di comunità concretizza quanto la nostra Costituzione prevede, quando nell’art. 3 ricorda che occorre rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Occorre allora – ha esortato – continuare a cercare terreni nuovi, facendo proposte e misurandone e documentandone i risultati”.

Fabio Lucidi della facoltà di Psicologia dell’Università di Roma La Sapienza: “Qualcuno dovrebbe avere il coraggio di dire che nel mondo della scuola le capacità di apprendimento vanno di pari passo con una buona proposta di attività motoria, mentre nei nostri istituti scolastici c’è spazio per le aule computer ma non si progettano più strutture e spazi all’aperto. Il diritto allo sport è più che mai oggi un diritto da sostenere. Occorre rendere coerenti le politiche con le attività: valori, politica e attività formano un triangolo che può e deve essere un triangolo con l’individuo al centro”.

Nella mattinata di domenica 26 marzo è intervenuto Ahmed Lehbib Abdi, ministro sport e gioventù Saharawi.
"Sono molto felice di essere l'unico invitato da fuori Italia, questo è un chiaro segnale politico del sostegno della Uisp alla nostra gente. In questo momento 24 giovani del nostro paese sono rinchiusi nelle prigioni marocchine e la Uisp è riuscita a inviare un avvocato, Fabio Marcelli, al processo illegale che è in corso. La nostra gente è sotto l'occupazione marocchina e la nostra nazione è divisa. La Uisp ha avuto anche un ruolo importante quando l'alluvione nel 2015 ha inondato i campi profughi, e nel promuovere il settore sportivo nei campi profughi, attraverso Peace Games. Gli animatori e mediatori traggono grande beneficio dal sostegno della Uisp. Lo sport è un settore chiave nei campi profughi perché argina gli effetti negativi del tempo libero in eccesso per colpa della disoccupazione. Lo sport incoraggia i giovani a prendere parte attiva alla vita pubblica e civile. Le comunità internazionali non mantengono le loro promesse di far esercitare il proprio diritto all'indipendenza. Spero che Uisp resti un faro per il mondo messo a dura prova dal brutale imperialismo che mette in vendita i valori".